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Scuola Fiorentina, XVII sec.

Ecce Homo - Vergine Addolorata

"Tabula scalata" a olio su carta applicata su tavola
cm. 58,5x46

Sul verso: timbro in ceralacca con stemma cardinalizio. Per un esemplare simile si veda l'opera attribuita a Matteo Rosselli raffigurante Gesù e Santa Maria Maddalena conservata presso il Museo d'Arte Sacra di San Gimignano (SI).

L’interesse per le deformazioni prospettiche delle figure, i sottili meccanismi della visione, la misteriosa componente mentale delle immagini, affonda le proprie radici nell’architettura e nella scultura classica greco-romana. È tuttavia con la formidabile convergenza, in pieno Quattrocento, tra il rinnovato sviluppo delle scienze matematiche e il culto della prospettiva nel disegno e in pittura, che si diffonde sempre più la pratica dell’anamorfosi. A partire da un’interpretazione puramente geometrica della visione, il tema della forma e della sua struttura si va arricchendo di una complessa gamma di distorsioni, alterazioni, scomposizioni le quali, attraverso un preciso punto di vista, possono istantaneamente riguadagnare la loro ortodossia originaria e una perfetta regolarità di proporzioni e di senso. Il proliferare di immagini mostruose, enigmatiche o ambigue, ottenute con abile artificio e capaci di restituire attraverso giochi ottici specifici figure di intatta armonia, ha luogo tra Cinquecento e primo Seicento, segnando in arte il passaggio tra le estreme manifestazioni del Manierismo e l’intensità immaginifica del primo Barocco. L’idea di alterare dall’interno un ordine di cose senza distruggerlo, la consapevolezza che nell’infinità di devianze possibili esiste un’unica verità formale originaria, stanno alla base del gioco anamorfico. La Tabula scalata in cui consiste il dipinto qui proposto rappresenta un tipo particolare di anamorfosi, per la cui fruizione era necessario utilizzare uno specchio; essa fu particolarmente in voga in occasione delle feste di corte. Si costruiva fissando su supporto ligneo stecche prismatiche triangolari in legno dipinte su ambo le facce laterali; da un’angolazione laterale precisa, le facce destre delle stecche dipinte compongono un’immagine, le facce sinistre, dall’angolazione opposta, compongono tutt’altra immagine, di senso tematico generalmente omogeneo: un sovrano e la consorte, L’Ecce Homo e Cristo Risorto, La Vergine e l’Angelo annunciante. Frontalmente le due immagini si compenetrano e si stemperano l’una nell’altra, generando la bizzarra illusione di un che di magico, spettrale e impenetrabile. L’uso dello specchio posto di lato per ricomporre gli scorci in una visione frontale di figure visibili solo alternativamente, tipico dell’anamorfosi, aggiunge una forte valenza simbolica a questo gioco apparente. Precise notazioni sulla Tabula scalata si trovano descritte in E. Danti nelle Due regole per la Prospettiva pratica di J. Barozzi da Vignola (1583) e in J.F. Niceron nel volume La perspective curieuse ou magie artificielle des effets merveilleux (1638). Già nel Codice Atlantico di Leonardo compaiono disegni anamorfici ed è attraverso l’incontro tra la cultura italiana e nord-europea - si vedano a titolo di esempio i celeberrimi “Ambasciatori” di Hans Holbein il Giovane (1533) e l’“Autoritratto in uno specchio convesso” di Parmigianino (1524) - che tale interesse, affine al gusto per la bizzarria e per il magico tipico delle corti e dell’aristocrazia afferenti al Sacro Romano Impero, dilaga a Milano e a Venezia attraverso figure emblematiche come Giuseppe Arcimboldo. Figure caratterizzate da interessi che travalicano l’arte e praticano le scienze matematiche e naturali, la botanica, la biologia, la tassonomia. Mentre nella Roma barocca l’interesse per l’anamorfosi emerge prevalentemente in chiave architettonica, a Firenze le pratiche anamorfiche si diffondono soprattutto in pittura in un momento storico di connubio particolarmente felice tra arte e scienza, nel solco tracciato da artisti come Jacopo Ligozzi. Il dipinto qui proposto trova un raffronto sia stilistico che tematico stringente con la Tabula scalata raffigurante “Gesù e Santa Maria Maddalena” attribuita a Matteo Rosselli (Firenze 1578 - 1650) proveniente dalla Chiesa di San Lorenzo a Montauto, presso San Gimignano, ed attualmente conservato presso il Museo d’Arte Sacra di San Gimignano (SI).

€ 3.000,00 / 5.000,00
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