ANTIQUARIATO, AUTORI DEL XIX E XX SEC

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Giovanni Lanfranco
(Parma, 1582 - Roma, 1647)

Incoronazione della Vergine con San Carlo Borromeo e un santo vescovo, 1615-1616 ca.

Olio su tela
cm. 197x129
La pala fu acquistata dall'attuale proprietaria dal marchese Piero Corsini a Sismano (Todi). Con ogni probabilità era posta sull'altare della piccola cappella nel palazzo Corsini. All'epoca in cui avvenne il passaggio di proprietà, nel 1977, era considerata opera del Maratta. Fu riconosciuta quale opera del Lanfranco e pubblicata come tale da Brogi. Il feudo di Sismano fu incamerato nel patrimonio della nobile famiglia fiorentina nel 1609 da Bartolomeo Corsini (1545-1613), insieme a Civitella e Casigliano. Nel 1929 "Urbano VIII eresse in marchesato i feudi corsiniani [...] a dimostrazione del favore che nutriva verso Filippo Corsini" (1578-1636). Forse fu quest'ultimo, figlio (?) di Bartolomeo, a commissionare il quadro di Lanfranco. Filippo risiedette prevalentemente a Roma.
Come ha notato Brogi, il gruppo con Cristo e la Vergine, specialmente la figura della Vergine, è assai simile a quello della pala del Lanfranco, oggi al Louvre, la prima versione, scartata o rifiutata, della pala della cappella Bongiovanni a Roma (1616) e si ispira genericamente al gruppo analogo dell'affresco del Correggio, già nel catino dell'abside di San Giovanni Evangelista a Parma, rispettivamente nella copia dell'Aretusi, tuttora in loco. Tale dipendenza vale in particolare per la figura di Cristo nella presente pala. Le figure della Vergine nelle due pale del Lanfranco si assomigliano molto, soprattutto nella posa delle mani e braccia incrociate. Nella pala del Louvre, la Vergine guarda con la coda dell'occhio, come quella nell'affresco del Correggio, mentre qui guarda verso il basso. Ha le gambe incrociate, nascoste da ampi panneggi, in un atteggiamento poco naturale, simile alla Vergine nella pala con i santi Carlo e Bartolomeo, già in san Lorenzo a Piacenza (1616-1617). Il modo di modellare le pieghe del panneggio ricorda quello della pala del Louvre, nonché quello della Madonna e Santi nella cappella Boselli già in San Francesco a Piacenza (1615-1616).
La bellissima figura intera di san Carlo che raccomanda lo spettatore a Cristo è praticamente identica alla figura a tre quarti del san Carlo nel quadro della Galleria Colonna, già attribuito al Borgianni e restituito al Lanfranco del Longhi (1943), databile al 1616 ca. Lì la figura appare, nel modellato e nell'espressione nel volto, più aspra e ascetica. Il volto di san Carlo in questo quadro è più dolce, avvolto in un'atmosfera chiaroscurale di penombre che ricorda il Borgianni. Solo il confronto diretto nella mostra permetterà una giusta valutazione del rapporto fra le due opere. Il pentimento del colletto bianco, sotto il quale traspare il bordo della mozzetta, fa pensare che il quadro Colonna sia precedente.
Molto simile, ma più fermo nel modellato, appare il san Carlo nella pala di Leonessa, che appartiene alla medesima fase stilistica (borgiannensca) seppure leggermente più sviluppata e raffinata (1616-1617 ca.).
Il modellato del viso della Vergine ricorda quello delle figure femminili nel quadro laterale sinistro nella cappella Bongiovanni (1616), ma anche  - se un tale confronto è lecito - il  volto di Rinaldo e della figura femminile sulla nave del quadro dell'Addio di Rinaldo ad Armida (f. d. 1614, Bologna, collezione privata).
Nel complesso, si può affermare con una certa sicurezza che la pala appartiene alla fase "borgiannesca" (1614-1618) e databile verso il 1615-1616, e non agli anni Venti, come propose il Brogi.
Poco soddisfacente, dal punto di vista compositivo e qualitativo, è la figura di Dio Padre benedicente. Ciò si deve molto probabilmente al fatto che questa figura fu inserita in seguito, quando il gruppo con Cristo e la Vergine era già stato dipinto. Probabilmente il committente non era d'accordo che l'Incoronazione venisse rappresentata solo con i personaggi di Cristo e la Vergine. Analogamente, nella prima versione della pala per la cappella Bongiovanni, la mancanza di Dio Padre nel quadro ebbe come risultato il rifiuto della pala.
La proposta del Brogi, secondo cui il santo vescovo è probabilmente da identificare con Andrea Corsini (Firenze, 1302-1373, frate carmelitano e vescovo di Fiesole), che fu canonizzato solo nel 1629, rimane da verificare. Gli esempi noti del Seicento (Gudo Reni, Foggini, cfr. Bibliotheca Sanctorum, I, Roma 1961, pp. 1168-1169; Réau, III, 1, Paris 1958, pp. 85-86) e il suo culto si concentrava soprattutto in Toscana. La postura del santo vescovo ricorda quelle di sant'Agostino nella pala di Leonessa (1616-1617 ca. e non del 1613, come credeva il Brogi e del Louvre (1616).
Una certa ampiezza nel rendimento delle pieghe del panneggio bianco-avorio di Cristo rammenta vagamente il modo di dipingere nell'Addio di Rinaldo ad Armida, un quadro battuto da Sotheby's, Milano, nel giugno 1998, come Badalocchio (in verità una variante del quadro di Lanfranco firmato e datato 1614, Bologna, collezione privata, che secondo noi non è autografa). Ma il divario qualitativo tra i due quadri è troppo grande per giustificare dei sospetti sull'autografia dell'opera in questione.
 

(Scheda tratta dal Catalogo della Mostra "Giovanni Lanfranco. Un pittore barocco tra Parma, Roma e Napoli")


Restaurato nel 1977 da Giovanni Mancini, Perugia.

Provenienza: Palazzo Corsini, Sismano (Todi).
Esposizioni: 2001-2002, Giovanni Lanfranco. Un pittore barocco tra Parma, Roma e Napoli, 8 settembre - 2 dicembre, Reggia di Colorno (Parma); 21 dicembre -24 febbraio, Castel Sant'Elmo, Napoli; 16 marzo - 16 giugno, Palazzo Venezia, Roma.

Bibliografia: 1990, Un nuovo Lanfranco, A. Brogi, in "Paragone", 483, pp. 120-121; 2001, Giovanni Lanfranco. Un pittore barocco tra Parma, Roma e Napoli, Edizioni Electa Milano, pp- 160-161.
€ 150.000,00 / 250.000,00
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