ASTA A TEMPO ONLINE DI ANTICHI PUPI SICILIANI E CARTELLONI CON SCENOGRAFIE STORICHE
Angelica, il Sultano Solimano, Armida, Goffredo di Buglione e il re Aladino, Il Diavolo e la Maga. E poi cavalieri e soldati saraceni, servitori e damigelle. Oltre
100 pupi siciliani, preziosi pezzi storici del
Teatro Emanuele Macrì di Acireale alti 1,20 m con circa
330 grandi cartelloni raffiguranti scene della
Chanson de Roland, saranno venduti all’incanto
online il 20 ottobre dalla Galleria Pananti Casa d’Aste Pananti di Firenze. Va all’asta un pezzo di storia della Sicilia, la sua tradizione più nobile del teatro di figura popolare, legata al racconto delle epiche gesta cavalleresche dei Paladini di Carlo Magno in lotta contro i Saraceni. In vendita
pupi antichi dell’800, carichi di un notevole valore iconografico, e pezzi più recenti realizzati negli anni ’50. Regine e principesse, paggi, nobiluomini e diavoli,
pupi armati per il combattimento in scena e
pupi disarmati come regine e damigelle.
Non abbiamo più pubblico, da tempo nessuno viene più ai nostri spettacoli a vedere le nostre “Storie dei Paladini” a puntate. E così abbiamo deciso di ridimensionare le attività e di vendere alcuni pezzi per finanziare spettacoli singoli, che facciamo a richiesta per scolaresche e turisti racconta Vincenzo Abbate, 85 anni, imprenditore teatrale, erede e memoria storica dell’antica società cooperativa Teatro Emanule Macrì di Acireale.
Con un pò di malinconia, Abbate racconta che è stato costretto alla vendita:
Abbiamo un patrimonio immenso di pupi, cartelloni e storie, che diventa insopportabile anche per il magazzino. Fino al 1970 ci finanziava il ministero dello Spettacolo e potevamo coprire molte spese, ma poi addio ai fondi. Alcuni pupi e cartelloni li abbiamo venduti via via anche ai musei per autofinanziarci. E ora ci risiamo... prosegue spiegando di avere rilevato teatro, pupi e scenografie alla morte di Emanuele Macrì:
lo hanno affidato a me perché l’ho sempre seguito rispettoso della tradizione e del nome del puparo. I lotti dei
pupi appartengono alla tradizione di Acireale, ovvero alla terza scuola siciliana fondata da Mariano Pennisi nel 1887, ultimo discendente di una famiglia di pupari-cantastorie erranti che, sia pure analfabeta, sapeva recitare a memoria
L’Orlando furioso e la
Gerusalemme liberata.
La tradizione di Acireale si differenzia da quella palermitana e catanese, poiché i pupi sono mossi dal manovratore su un palcoscenico a 1,20 m da terra, per dare più profondità alla visione delle scene da parte del pubblico. I figuranti in vendita (alti 1,20 m a gamba tesa, alcuni sono armati in ottone lucido), come ad esempio il pupo del
Sultano Solimano armato (stima
4.000-5.000 euro, base d’asta di tutte le figure storiche, mentre quelle di costruzione più recente sono stimate tra
1.000-1.500 euro). La quotazione degli straordinari
cartelloni con le raffigurazioni delle scene salienti delle storie dei Paladini di Francia, tocca per ognuno la stima tra i
400-500 euro. Originaria della Spagna, nel 1750
l’Opera dei pupi nasce a Palermo, e diffonde in tutta la Sicilia in piccoli teatri o all’aperto nelle piazze. Le storie diventano patrimonio popolare, e i personaggi, i pupi, eroi simbolo della civiltà europea contrapposta a quella saraceno-islamica. Ogni storia veniva narrata con cicli o puntate annunciate da un cartello con l'immagine della scena principale.
Quindi un cantastorie o un narratore, cantava le storie di dispute e duelli tra cavalieri e soldati, che si sono tramandate di generazione in generazione. Alla fine dell’800 in Sicilia erano presenti tre scuole: la prima a
Palermo (con pupi come marionette alte circa 1 metro),
Catania e
Acireale. Dal maggio del 2001 l’opera dei pupi è stata dichiarata dall’Unesco capolavoro del patrimonio orale e materiale dell’umanità.
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