416

Albert Marquet
(Bordeaux, 1875 - Parigi, 1947)

Les affiches à Paris, (1925)

Olio su tela
cm. 40x31,5
Firma in basso a sinistra. Sul verso: timbri doganali; etichetta Galleria Michelucci, Firenze. Opera in fase di archiviazione presso il Wildenstein Institute, Parigi.Sodale fin dalla prima gioventù di Henri Matisse e personalità tra le fondamentali dell'arte del Novecento, Albert Marquet è quell'artista che nel 1905, avendo esposto tra i dipinti dai colori accesi e 'stridenti' degli amici e colleghi al Salon d'Automne un torso di ragazzo e un busto di donna 'tagliati' alla maniera fiorentina, aveva fatto gridare al critico Vauxcelles (lo stesso che un triennio dopo conierà il fortunato termine di 'cubismo'): «Donatello chez les fauves!»; Donatello tra le belve: una frase che rilanciata su «Gil Blas» decreterà la fortuna di quel gruppo d' 'esagitati' che in precedenza erano stati appellati per i loro colori 'sconclusionati' e 'impossibili', "Incoerenti" e "Invertebrati". Così erano nati i "fauves", e così Marquet, solidale con i colleghi anche se più 'tradizionalista', condividerà le contumelie, le critiche e poi il riconoscimento sempre più ampio di quella particolare estetica del colore che aveva al centro la trainante personalità di Matisse, e che in breve si diffonderà in tutta Europa e non solo. Marquet aveva incontrato Matisse appena arrivato a Parigi, nel '90, alla Scuola delle Arti Decorative, e insieme a lui aveva frequentato un quinquennio dopo la scuola di Belle Arti, allievo di Gustave Moreau. Lì erano state concepite, un biennio prima dello scadere del secolo, le prime tele dai feroci colori, derivate da un diradamento dell'effetto 'puntinista' nelle quali le pennellate di puro colore non stavano più nel dipinto come diffusa atmosfera, ma come una sorta di elementi 'disturbatori', quasi co-protagonisti della composizione del quadro. La scuola del vecchio pittore agì forse da 'calmiere' su Marquet, stabilendo una costante di tradizione che non permise di rinunciare alla prospettiva, e che riguardo al colore, pur condividendo la teoria dei forti contrasti cromatici di Matisse, rimase al di sotto delle virulenze dell'amico e di Derain, di Camoin e di Manguin, di Puy e di Valtat, di Vlamink e di Van Dongen e di tutti gli altri 'fauves' che arrivarono ad ingrossare il gruppo, stemperando i toni dei rossi dei gialli e dei blu con l'uso del bianco e di una poetica gamma di rosati e di grigi. Una sostenuta volontà di relativa pacatezza che dal Panorama di Agay del 1905 passa per la Fiera a Le Havre e alla famosa Spiaggia di Fécamp dell'anno successivo. Le spiaggie e il tema delle barche costituirono sempre per Marquet richiamo ineludibile, quasi una viscerale attrazione per ciò che galleggiava sull'acqua attraverso un paesaggio che dalla città della Senna si era spostato per altri fiumi e per mari, e che seguitava ad ispirarlo con la sua luce nella quale rappresentare uomini e cose. E il mare finì per costituire per l'artista l'elemento primario e incalzante di conoscenza, suggeritore di quei viaggi compiuti dalla Scandinavia al Nord Africa, dei quali tenne un diario pittorico: Fécamp e Collioure, Napoli e Venezia, Marsiglia e i fiordi scandinavi; lunghe tappe di un itinerario artistico dove nell'impaginazione del paesaggio si rifletteva il grande amore per il disegno, tenuto sempre quale fedele punto di riferimento, strumento d'indagine del suo controllato 'realismo'.Così per i successivi scorci di Parigi, dove la mobilità coloristica delle vele nei porti viene a volte sostituito da quinte colorate di manifesti, intese come vere e proprie strutture decorative.Questo dipinto intitolato appunto Les affiche à Paris, rappresenta tale poesia. Eseguito nel '25, epoca di riflusso nella quale ogni reminiscenza fauve è ormai riassorbita, permane il ricorso a quel tema che aveva suscitato nel 1906, pur con altri accenti cromatici, i Cartelli a Trouville. Nel presente lavoro ogni elemento appare fuso in una sorta di morbida luce, indefinita e priva d'una fonte diretta come quella che in certe mattinate autunnali inonda Parigi: un effetto flou entro il quale navigano uomini e cose, qui ottenuto per impalpabili gamme di grigi-rosati entro i quali ogni elemento si fonde. I rettangoli decorativi degli affiches in primo piano che danno il titolo al quadro, introducono l'occhio dell'osservatore al lungosenna dagli alberi spogli, registrando sul piano intermedio gli edifici in restauro sui quali stanno alcuni operai : piccole figure tipiche dei paesaggi 'animati' di Marquet, che insieme all'attenzione per la prospettiva permangono nei suoi dipinti come elementi di tradizione nel paesaggio, intesi nella pittura medievale e nelle 'vedute' venete, nei paesaggi nord europei dei Bruegel fino a quelli dell' 'arcadia' internazionale.Marco Moretti
€ 35.000,00 / 45.000,00
Stima
Invenduto
Valuta un'opera simile