ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA - III

309

Ottone Rosai ©  
(Firenze, 1895 - Ivrea, 1957)

Via S. Leonardo, 1946

Olio su cartone
cm. 50x70

Firma e data in basso a destra. Sul verso, sul cartone di chiusura: a matita: "100401/quattricromia"; due timbri Rigacci, Firenze".

Provenienza: raccolta A. Biagiotti, Firenze; raccolta privata, Firenze.

"La strada è quella, emblematicamente tortuosa, che conduce ai segreti recessi della sua anima. Itinerario privilegiato di incanti e di trepidazioni, per occhi, estasiati, che, ammirandone curve e angoli – sempre come fosse la prima volta -, si riempiono continuamente di bellezza.

Poeti, musicisti e scrittori, che vi sono transitati negli ultimi ottanta anni, hanno definito via di San Leonardo la strada più bella del mondo. Prima di Ottone Rosai ne avevano dipinto scorci alcuni fra i più significativi pittori macchiaioli. A nessuno di questi, però, dobbiamo il modo in cui è riuscito a farcela vedere – scoprire, diresti - e poi amare perdutamente proprio Rosai.

Diventò il suo regno dalla fine dell’estate 1933, ma l’originaria folgorazione, in verità, fu per via Schiaparelli, la viuzza a schiena d’asino, irta e breve, che si incontra sulla sinistra, poche centinaia di metri dopo lo storico Chalet Fontana, venendo dal viale dei Colli. Raccontavano Caponi e Donnini, che avevano aiutato Rosai - loro Maestro - nel trasloco dal casotto del dazio in via di Villamagna, come l'avessero scoperta, mentre si recavano al civico 49, ovvero alla casa, presa in affitto, dove erano diretti.

«Ottone si fermò impietrito, con la bocca spalancata, come se avesse visto la Madonna. Il suo sguardo rimbalzava fra i muri, i cipressi e le due ville poste ai rispettivi lati. Nonostante fossimo con il carretto ingombro di bagagli, ci chiese di fermarci e appoggiarlo per terra. Estrasse dal taschino la matita, il blocco di appunti e fermò rapido sulla carta ogni tratto di quella che per lui fu una stupefacente apparizione.»


Nella pittura di Rosai, la primogenitura del ciclo chiamato «via San Leonardo» nasce con l’omonimo capolavoro del 1934,documentato – anche in copertina – nel primo volume del Catalogo Generale Ragionato delle Opere di Ottone Rosai (Editoriale Giorgio Mondadori, Milano,2018, p. 377, n. 107), a mia cura.

Benché, infatti, in quel caso, il soggetto sia via Schiaparelli, per quella e ognuna delle successive «vedute-visioni» Rosai elegge un toponimo di natura sentimentale: via San Leonardo, appunto.

Il tributo alla sua strada è – anche – in queste parole: «La rivelazione più sorprendente riservatami dalla vita. Di una rarità incomparabile per la sua forma disegnata non da ingegneri, ma dall’andamento stesso del terreno in quanto trovasi alla sommità di una collina prospiciente su Firenze, larga poco più di un viottolo procede sinuosa e tutta piena di segreti e di sorprese arrivando, con i suoi muri poco più alti di un uomo, con gli olivi che da questi si affacciano, con alcuni cipressi secolari che annunciano la presenza discreta e quasi intimidita di una villa ogni tanto, fino al grande piazzale del Poggio Imperiale […].

Ma è lunga questa strada e la chiesa e le ville e le case sono distribuite così armoniosamente nello spazio e ognuna così giusta nel suo punto da ricordarci i ciondoli e i pendagli di collane regali disegnate da insigni artisti del quattro e cinquecento. Lo stesso cielo che s’appoggia alle piante e sui tetti pare che vi si adatti volta a volta inventando e variando il suo colore. Ferma ormai da secoli Via di San Leonardo in Arcetri è lì come incantata, come se su Firenze facesse da corona, un’ incoronatura degna di tal regina. Pochi viandanti passano oltre a quelli che vi abitano e sono innamorati, o poeti od artisti o qualche vagabondo».

Questo sontuoso omaggio a una delle tante, differenti angolazioni di via San Leonardo, che odora di autunno inoltrato, olio nuovo e caldarroste, tanto caro a Rosai da averne chiesto a Parronchi la pubblicazione nella monografia del 1947, cit., è da ritenersi pagina pregiata nel lavoro dell'Autore del decennio a cui esso appartiene.

Un periodo, quello, caratterizzato piuttosto, e in modo essenziale, dagli Autoritratti (insistiti, peraltro, fino al volgere della propria parabola terrena), dalle Crocifissioni e dalla serie dei Nudi, ma abitato, evidentemente, anche da gemme, come questa, che sono, invero, «ritorni» sentimentali, al solito sulla riva sinistra dell’Arno: ora a piazza del Carmine, ora a via Toscanella. Con maggiore assiduità, però, a via San Leonardo, suo eden prediletto.

Vasco Pratolini, che ha tradotto in raffinatissima scrittura la pittura del suo amico e mèntore, Rosai, in un passo di Cronaca familiare (1947) così gli rende ideale omaggio: «Ti venivamo a trovare sul colle, quasi tutti i giorni. Si saliva Costa de’ Magnoli, Costa Scarpuccia, era estate, luglio; ogni volta, finita l’ascesa, io volevo trattenermi a guardare San Giorgio e il Drago, scolpiti sulla porta; la nonna mi tirava per mano. Gli ulivi erano bianchi sotto il sole, emergevano con tutti i rami dai muretti in cui è incassata via San Leonardo. Al di là, i campi arati, perfetti, in leggera pendenza; un gran frinire di cicale, e farfalle smarrite nella luce. Non incontravamo mai nessuno, raramente dai campi proveniva una voce. I cancelli delle ville erano sempre chiusi. Camminavo apposta battendo i tacchi perché l’eco fosse più forte. Fra i muretti e il lastricato v’era a tratti un margine erboso: vi crescevano i papaveri. Le case dei contadini avevano gli alti usci socchiusi, dipinti di verde come gli ombrelloni che si usano nel contado […].»


Giovanni Faccenda

Curatore del Catalogo Generale

Ragionato delle Opere di Ottone Rosai

(Editoriale Giorgio Mondadori)

Bibliografia:
1947, A. Parronchi, Rosai, Arnaud, Firenze, tav. XXXVII.
€ 20.000,00 / 30.000,00
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