MAGGIÓRE
Una selezione di opere
dal XVI al XXI sec

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Moses Levy ©  
(Tunisi, 1885 - Viareggio, 1968)

Spettacolo di varietà, 1918

Olio su cartone
cm. 67x81

Firma e data in basso a destra.
Bibliografia: F. Bosetti, Moses Levy pittore, dopo il 1945, pp. 41 ss, in Moses Levy. Ritornerà sul mare la dolcezza, Lucca, 2019 (catalogo della mostra di Viareggio 3 febbraio - 15 settembre, GAMC.).
Autentica di Loly Levy su foto. Certificato di autenticità di Enrico Dei.


Il notevole dipinto qui presentato – Spettacolo di varietà, 1918 – appartiene al ristretto novero di opere, la cui storia espositiva ha sicuri riferimenti assai remoti: infatti, è attestata la sua esposizione alla Florentina Ars – Pittori d’oggi, tra ottobre e novembre del 1918, dove compare al numero di catalogo 213. La tela costituisce uno dei più chiari esempi di quel periodo di transizione, per Levy, segnato dal progressivo – e rapido, in fondo – passaggio da moduli figurativi propri del tardo impressionismo e della vaga ispirazione alla macchia, verso un linguaggio affatto peculiare, che connoterà stabilmente la sua arte almeno fino alla metà del decennio successivo. Tempo, questo (1918-1925, con prodromi ed esperimenti coevi di taglio e stilemi affatto diversi) pur breve, nel quale si affermarono progressivamente i temi più noti al grande pubblico: fu infatti, quella, la stagione delle luminose e accattivanti marine, del dominio incontrastato della luce, della celebrazione di una vitalità assoluta e di un’apparente joie de vivre che, nella prevalenza del gusto, spiegano il facile ed incontrastato successo di quei soggetti anche ai nostri giorni. Lo Spettacolo, in realtà, è opera per ben altri versi sommamente significativa, poiché consente di rivelare una volta di più la complessità dell’Artista, definendo per i temi, per la tecnica e per la sua notevole importanza storica, la misura di quel complessivo processo di evoluzione sopra accennato. Se ci si affidasse già al solo dato formale, è indubbio che risuonano nell’opera innumerevoli richiami, che l’attento osservatore non può non cogliere: l’ambientazione e la composizione generale, vagamente manetiane; il palco sulla destra, che ci riporta allo schema del dipinto nel dipinto, con quello stacco luminoso e quelle singolari proporzioni; l’autocitazione (che sarà tema ricorrente nell’ultima pittura del L.), costituita da diverse e caratteristiche figure umane, tra le quali è evidentissima la bambina in primo piano, riferibile al celeberrimo e coevo Chiosco delle cartoline, già in collezione Baer (C.L: RAGGHIANTI, Moses Levy, Firenze, 1975, tav. XI); la turbinosa dinamica dell’umanità sullo sfondo, appena abbozzata ed immersa in guizzi biancheggianti, che concorrono a donare insieme profondità e movimento alla composizione, denunciando l’evidenza di un contatto – ormai superato e metabolizzato – con i concetti dinamici del Futurismo. Quanto, poi, tali ultimi segnali siano destinati a sfociare nello stenografico linguaggio degli anni ’30, non mette conto, per il presente contesto, di sottolineare. Con riferimento, invece, alla collocazione puramente storica del dipinto nell’opera di Levy, osserviamo che il soggetto fa parte di quel filone peculiare, più volte percorso negli anni 1918-1921, imperniato sulla vita notturna della Viareggio degli inizi del Ventesimo Secolo: il Kursaal di Orsino Bongi, inaugurato nel 1912, ne era il centro ideale, ed il Nostro a più riprese ne tratteggiò la fisionomia, in dipinti analogamente ed ampiamente noti. Proprio in questo ambito (cfr. per esempio C.L. Ragghianti, op. cit., Giardino del Kursaal, tav. XXX; nonché Giardini del Kursaal, tav. XXXV) rientra a pieno titolo lo Spettacolo di varietà, che costituisce opera sotto tutti i profili esemplare, e per ciò stesso fondamentale, ai fini della più completa e corretta comprensione dell’itinerario pittorico del Levy, all’alba del terzo decennio del Novecento e prima della fuga verso la sintesi del Secondo Dopoguerra, che in altro luogo abbiamo più ampiamente tratteggiato. (Il dipinto è presente nel personale archivio dello scrivente, al numero di identificazione univoca VRG 18 271 del 26 ottobre 2010).

Francesco Bosetti

€ 50.000,00 / 70.000,00
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